HANS VON AACHEN (1552 – 1615)
Battaglia antica di cavalieri
Coppia di oli su tavola
cm 55 x 95 ciascuno

Coppia di dipinti già attribuiti ad Antonio Tempesta e Filippo Napoletano. Per il recente ritrovamento di un terzo dipinto Enrico VII nomina i Visconti governatori di Milano, sempre su tavola, facilmente assegnabile allo stesso autore e dietro al quale compare un cartiglio, verosimilmente ottocentesco, che ne conferisce la paternità ad Hans Von Aachen, fatte le debite e necessarie verifiche, oggi siamo convinti che l’attribuzione di questi tre quadri al succitato maestro tedesco sia corretta.  

Di seguito una scheda critica stilata dal professor Giancarlo Sestieri.

“La paternità del Tempesta, già avanzata dal sottoscritto (1999, pag, 146, tav. I; e pp. 514-15, nn. 3-4), per queste due rilevanti “scene belliche”, ma con un punto di domanda in alternativa a Filippo Napoletano, al quale erano state ascritte da L. Salerno, ma non confermate da M. Chiarini nella sua recente monografia sul maestro, ritengo che vada confermata pienamente, anche se non è rilevabile l’iscrizione che avevo menzionato, secondo quanto riferitomi dal primo proprietario dei dipinti (da me esaminati a suo tempo prima della pulitura).

Infatti ad un riesame stilistico delle due scene, sulla scorta anche dei susseguenti studi su Tempesta e Filippo Napoletano, la mano del primo risulta di manifesta evidenza nella “Battaglia”, nella quale sono inserite alcune figure, quali i due cavalli impennati, affrontati specularmente, che paiono trasposte direttamente da analoghe immagini del suo vasto repertorio incisorio.

Ma tutte le figure, anche quelle del condottiero morente assistito da due guerrieri – che alludono probabilmente a un evento storico – si stagliano con la fermezza propria dell’incisore quasi sempre rilevabile nei pochi dipinti giunti a noi del Tempesta. Al riguardo si può citare la recente acquisizione al suo catalogo: la “Battaglia con assedio di una città”, dipinta su tavola ad olio ed oro, esitata alla Sotheby’s di New York (asta del 24-25 gennaio 2008, n. 224).

Passando al quadro di coppia, se ne può in effetti sottolineare una convergenza, nel gusto della generale impaginazione, con opere di Filippo Napoletano quali la “Adorazione dei Magi” di collezione privata e il “Calvario” di Palazzo Pitti (Sestieri 1999, fig. 7; Chiarini 2007, nn. 7 e 41), comprovando, a mio parere, una reciproca influenza tra i due, esplicatasi direttamente o indirettamente in ambito fiorentino.

Ma anche in questo dipinto l’impronta figurativa risulta pienamente rispondente a quella tipica del Tempesta, con una ‘messa in posa’ dei personaggi emergenti – nella fisionomia accuratamente delineata del cavaliere a colloquio con l’alabardiere di spalle si può ravvisare un ritratto – assai lontana, se non opposta, alla vitalità e alla estemporaneità delle figure di Filippo. Per cui anche questo pendant, pur risultando piuttosto anomalo nel percorso sinora noto del Tempesta pittore, è da confermare alla sua mano.”

Giancarlo Sestieri

Bibliografia:

G. Sestieri, I pittori di battaglie, De Luca Editori d’Arte, 1999, pag. 146, tav. I; e pp. 514-15, nn. 3-4